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3 Settembre 2011
CINGHIALI: MISURE ATTIVATE INEFFICACI, BATTUTE STRAORDINARIE NELL’OLTRESERCHIO

“Le misure attivate fino ad oggi per “sradicare” l’emergenza cinghiali non sono sufficienti. Dal tavolo di lavoro attivato dopo l’incontro in Prefettura ci aspettiamo soluzioni efficaci in tempi celeri. La situazione è grave”. Secondo Coldiretti, che insieme alle altre organizzazioni professionali - Cia e Unione Agricoltori - ha partecipato alla riunione con tutti i soggetti interessati presentando un dettagliato “quadro” della presenza dei cinghiali nella zona dell’oltreserchio “è necessario attivare, al più presto, provvedimenti efficaci per allontanare questa specie da zone e centri abitati come a Camponi di S. Alessio, Ponte San Pietro e il Morianese dove si sono registrati, negli ultimi mesi, numerosi casi di devastazione oltre a costituire un reale problema di carattere anche sociale. “Un altro evidente segnale – sottolinea Francesco Ciarrocchi, Direttore Provinciale Coldiretti – di un fenomeno che non è più sotto controllo. Le misure adottate, come i mezzi di prevenzione repellenti, gli scacci, l’appostamento e gli aggravamenti autorizzati attivati tardivamente si sono dimostrati strumenti non sufficienti. Le arre frequentate dalle orde di cinghiali – sottolinea ancora il Direttore Provinciale - sono aree forte vocazione agricola specializzata nella produzione di mais dove operano decine di aziende agricole che basano la propria attività su questo prodotto. Da più di un anno la produzione è stata compromessa in più occasioni ed i cinghiali sono scesi sempre più a valle, nei centri abitati. Esemplari sono stati avvistati anche nel parco pubblico Cometti di S. Anna. Il tasso di incremento dei cinghiali è del 200%, se non del 250%. Stiamo parlando di una popolazione, secondo i dati Atc Lucca 12, tra i 6 mila e gli 8 mila esemplari su tutto il territorio provinciale”. L’altro dato che dipinge la gravità del disagio nell’Oltreserchio – e non solo - è fornito dai numeri sulle richieste di indennizzo da parte dei produttori: “Il 60% delle richieste di indennizzo all’Atc per danni provocati dai cinghiali – sottolinea ancora Ciarrocchi – provengono dall’oltreserchio. Ma il fenomeno è molto più vasto e contingente: molte aziende agricole rinunciano alla denuncia dei danni scoraggiate dalla macchina burocratica. A questi danni vanno sommati i danni causati alle strutture come muretti, prati, pascoli, canalette, poggi che sono invece di competenza dell’Amministrazione Provinciale”.
Da qui la richiesta di eradicare l’ungulato dalle aree non vocate alla caccia al cinghiale trovando le necessarie soluzioni per la sicurezza della popolazione. “Dal tavolo di lavoro – conclude Ciarrocchi – ci aspettiamo soluzioni efficaci e soprattutto nel breve periodo”.

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